Gesù e i suoi amici
"Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli" Gv 11, 2
È vero che Gesù instaura una relazione di amicizia con il discepolo (Gv 15,15), tuttavia lo stesso Evangelista Giovanni riporta un episodio in cui, pur se usando lo stesso termine (filos), c’è una categoria particolare di persone con cui Gesù stringe dei legami particolari di amicizia. Anzi, c’è uno spazio amicale che si sviluppa in un contesto piuttosto domestico, ordinario, familiare. Parliamo di Betania e di Lazzaro, Marta e Maria. Prendiamo in considerazione l’episodio della morte di Lazzaro e gli incontri tra Gesù e le due sorelle, Marta e Maria. Ci soffermeremo non tanto sul grande segno compiuto da Gesù (la risurrezione di Lazzaro) ma sulle caratteristiche della relazione tra Gesù e i fratelli di Betania (Gv 11,1-44).
Dall’amore amicale all’Agape
I versetti 3 e 5 usano due verbi diversi per esprimere l’amore di Gesù nei confronti di Lazzaro, Marta e Maria[1]. Lazzaro singolarmente, viene definito dal Vangelo come colui che il Signore ama, con affetto fraterno (filos, vv. 3 e 11). Questo affetto, però, non si dispiega in una relazione bidirezionale chiusa, Gesù di fatto non lo chiama il mio amico ma il nostro amico (v. 11). Inoltre, il Vangelo stesso facendo riferimento agli amici di Gesù (Lazzaro, Marta e Maria) introduce un verbo con un significato molto più profondo. Gesù ama la sua “piccola comunità amicale” di Betania con un grande amore, con amore agapico (v. 5). Gesù non cancella l’amore fraterno, amicale, umano, anzi ne fa esperienza anche lui. Tuttavia, sa anche amare, con amore di Dio, i suoi amici.