Relazione e identità vocazionale
Nella relazione, sacerdote e religiosi, manifestano e sviluppano la loro identità, che affonda le proprie radici su una profonda esperienza di Dio.
Nella relazione, ministri e consacrati diventano sempre più capaci di alterità e realizzano la loro specifica identità vocazionale. Il dono totale di sé, nell’amore, si realizza nella comunione. Non solo, questa “modalità specifica” di offerta di sé – che nasce da un’identità vocazionale concreta: sacerdozio/vita consacrata –, deve motivare e dare forma alle relazioni del chiamato con l’altro (Dio e i fratelli).
Il sacerdozio ministeriale e la vita consacrata, per loro natura, devono essere compresi in chiave relazionale. Entrambi, sono dei doni che scaturiscono dal cuore della Trinità, Dio-relazione, e vengono inseriti nel mistero della Chiesa-comunione: i presbiteri nella comunione con il vescovo e con gli altri presbiteri al servizio del Popolo di Dio e i consacrati, vivendo per Dio e di Dio, testimoniano l’azione della grazia nella comunità ecclesiale. Il sacerdozio e la vita consacrata, segni eloquenti della grazia e specifiche vocazioni cristiane, esprimono un’autentica realizzazione dell’uomo solo se sono frutto dell’autotrascendenza e non come ricerca fine a se stessa.
Tuttavia, come si traduce nella vita concreta la specifica modalità di offerta di sé di un sacerdote o consacrato? Ci sono degli elementi propri che segnano in modo particolare la dimensione relazionale dei sacerdoti o dei consacrati? In altri termini, c’è uno stile relazionale proprio dei sacerdoti e dei consacrati?
Stile relazionale verginale per il Regno dei Cieli
L’amore è l’elemento centrale di ogni relazione cristiana autentica, esso spinge, motiva e apre l’uomo al vero incontro con l’Altro e gli altri. Ci sono alcuni che hanno abbracciato la verginità «per il Regno dei Cieli» (cf. Mt 19,12), questi non sono quelli che fuggono da ogni rapporto umano per evitare “i pericoli” o che scelgono questo stile “particolare” per “entrare subito in paradiso” come se si trattasse di una garanzia per ottenere in eredità il Regno di Dio. Il vergine per il Regno dei Cieli, come tutti i cristiani, deve scoprire l’amore alla base del proprio vissuto celibatario.