Dio, comunione trinitaria, ha voluto che suo Figlio, incarnandosi per compiere la sua missione redentrice, rimanesse in una vita di comunione [1] all’interno di una famiglia umana e, in essa, crescesse in sapienza, età e grazia (Lc 2,52). Per questo, Dio affida a Maria e a Giuseppe, due promessi sposi (Lc 1,27), la custodia del suo stesso Figlio. Da loro, il Verbo incarnato, imparò a essere uomo, a relazionarsi da uomo, a lavorare, a pregare da uomo, e da loro apprese le tradizioni e le pratiche religiose di Israele. Gesù ebbe a Nazaret, in famiglia, come tutti gli uomini, la prima scuola di vita umana e, in essa, contò sul lavoro formativo di Maria e Giuseppe, dai quali – e sotto la guida dello Spirito Santo – Gesù imparò gradualmente l’arte d’essere uomo.
Ci sono alcuni aspetti del rapporto tra Gesù e suoi parenti che potrebbero essere molto utili per la riflessione sulla formazione di sacerdoti e consacrati. Prendiamo in considerazione l’episodio di Gesù adolescente tra i maestri del tempio a Gerusalemme (Lc 2,41-52).